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24 Mag

Catania Piazza Cavour: ovvero il “Borgo” di Catania.

Piazza Cavour, ovvero “Il Borgo”
Questo quartiere è legato indissolubilmente a ciò che accadde il 29 marzo 1669 allorché la lava fuoruscita venti giorni prima dagli attuali Monti Rossi, dopo avere seppellito numerosi piccoli centri abitati, raggiunse Misterbianco che era forse allora il più popoloso di tutti. II fiume di fuoco si divise in diversi bracci: uno distrusse il quartiere detto della Carità, un altro si diresse verso la Chiesa Madre, un altro ancora si indirizzò verso ponente completando l’opera di distruzione. Poi la lava prosegui il cammino puntando verso Catania e verso il mare.
Gli abitanti di Misterbianco riuscirono a recuperare bestie, mobili, masserizie. Si trascinarono dietro anche la campana della chiesa di Santa Maria delle Grazie, del pesa di 18 quintali. Ma a questo punto sorsero accese discussioni sul luogo ove ricostruire il distrutto paese.
La maggioranza decise per un sito posto tre chilometri più a valle di quello distrutto (il sito dell’attuale Misterbianco). Una minoranza seguì invece l’orientamento del sacerdote Giuseppe Leocata, personaggio facoltoso che possedeva qualche terreno a nord della città di Catania.
Gli venne incontro il Senato catanese che mise a disposizione dei profughi l’area dell’attuale Piazza Cavour, collocata oltre un chilometro fuori dalle mura cittadine, e in essa si ricoverarono non solo i profughi misterbianchesi, ma vi si vennero a rifugiare ed a costruirsi un’abitazione anche famiglie provenienti da altri centri etnei parimenti distrutti. Per un paio di secoli i cognomi degli abitanti continuarono a testimoniare chiaramente la loro provenienza.
Oggi il quartiere, chiamato storicamente “Borgo” è stato assorbito dalla città, ma all’interno della sua chiesa più importante, “Sant’Agata al Borgo”, sono presenti diverse raffigurazioni sacre che si riferiscono alla provenienza del primi abitanti.
Due chiese si fronteggiano a distanza sui lati nord (la citata S. Agata al Borgo) e sud (S.S. Sacramento al Borgo) ed una terza (S. Nicolò al Borgo) porta nel nome il riferimento a questa località, ma, oltre ad esse, la piazza presenta cinque edifici di pregevole disegno ed un’artistica fontana.

La fontana di Cerere
Fu scolpita nel 1757 da Giuseppe Orlando e collocata in Piazza Università. Una lapide ogivale ricorda che allora era Re Carlo III di Borbone e i senatori che la commissionarono erano Pietro Galletti, Giovanni Riccioli, Alessandro Clarenza, il marchese di Salazar e Domenico Anzalone.
Il popolino la scambiò per la Dea Pallade e per tale motivo cominciò a chiamarla “a tapallara”. La sua identità è però certificata da un’iscrizione in latino, posta in basso, che ci riferisce che un tempo Cerere, della delle messi, “dettò leggi e miti alimenti alle terre; ora ricordandosi della patria, dal marmo fa piovere la ricchezza”.
Ma, a dispetto della nobiltà delle intenzioni dello scultore, questa statua al popolino non piaceva proprio, soprattutto per la posizione poco elegante assunta dalla dea, fortemente ancheggiante, più adatta ad una sciantosa che non ad una signora e perciò ad essa ci si cominciò a riferire come esempio negativo per le ragazze del quartiere che si atteggiavano, sfrontatamente, nella stessa maniera. Di queste ragazze si diceva “aù, pari a tapallara d’o Buvvu!”

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